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Messaggio Da sirpub Mar 29 Mar 2011 - 22:59

Facebook in pochi anni è divenuto il fenomeno sociale più famoso al mondo. Narrarne la storia al cinema, sfruttandone la popolarità, poteva sembrare un’operazione commerciale priva di ogni valore cinematografico. Se però la regia del film, dal titolo “The social network” porta la firma di David Fincher, autore di perle come “Se7en”, “The game - Nessuna regola” e “Fight Club”, era lecito aspettarsi qualcosa di notevole. Ed, infatti, il film mostra le qualità tipiche dei film girati dal regista californiano. In primis, il film può, a tutti gli effetti, si pregia di eccezionali qualità tecniche. Il direttore della fotografia Jeff Cronenweth, lavorando in piena sintonia con Fincher, già con lui nei film “Fight Club” e in “Se7en”, si rende autore di una fotografia splendida nonostante gran parte delle scene, girate in notturna, siano prive di sufficiente luminosità. Molto è dovuto all’utilizzo della Red One, videocamera digitale che consente di realizzare riprese con un’ampia profondità di campo senza perdere nulla in termini di illuminazione.
Partendo dal libro “Miliardari per caso” di Ben Mezrich, lo sceneggiatore Aaron Sorkin costruisce una storia semplice ma accattivante. Dal punto di vista strutturale si avvale in modo efficace dei flashback: partendo dalle deposizioni di Zuckerberg e degli altri attori della causa che lo vide citato per plagi, introducendo i vari personaggi e gli eventi che li hanno visti protagonisti. discussione. Il mistero attorno al personaggio di Zuckerberg si dissolve man mano che la sua creatura, Facebook, cresce. Sorkin dimostra anche una acuta conoscenza della costruzione dei personaggi, creando un protagonista odioso ma frustrate, ma del quale si può provare anche una certa simpatia, perché privo di “certezze sociali” (sex appeal con le donne e popolarità tra gli amici) che lo accomunano a molti. C’è il rispetto per un ragazzo che, nel bene e nel male, è riuscito a realizzare la sua idea: la creazione di un sistema di amicizie che andasse oltre il fenomeno delle confraternite dei college americane, troppo elitarie e discriminanti. “The social network” descrive la storia di un ragazzo che ha esteso il concetto dell’amicizia, dando la possibilità di ritrovare persone perse nel passato di ognuno oppure di ritrovare con facilità la ragazza conosciuta ad una festa. Dopo aver costruito il suo impero basato sulle relazioni sociali, il ragazzo però rimane un ragazzo solo, incapace di socializzare nel senso più tradizionale: il nerd rimane nerd, anche se pieno di soldi. Piace anche il modo in cui ha riportata sullo schermo la componente ironica presente nel libro: dai colloqui fatti a base di alcool, agli uffici/casa con piscina con tanto di feste, ai biglietti da visita irriverenti. I dialoghi, privi di termini “facebookiani” o da web 2.0 (se non per un “ti taggo” e poco altro), offrono spunti su tante tematiche senza mai annoiare con discorsi prolissi e poco comprensibili.
“The social network” è anche una ottima vetrina per il cast, un gruppo eclettico ed interessante di giovani attori. Fincher, che ha peso sufficiente per ottenere i più grandi nomi dello star business cinematografico, ha preferito attori emergenti o del tutto sconosciuti. Jesse Eisenberg, attore in diversi film di qualità ma mai divenuti dei blockbuster, interpreta Zuckerberg come un freddo e determinato geek, ottimista e lungimirante. Il suo sguardo spesso perso nel vuoto, i suoi silenzi, descrivono il suo senso di vuoto e di incapacità di risolvere le sue distanze sociali se non attraverso l’utilizzo della tecnologia. L’amico Eduardo Saverin, interpretato brillantemente da Andrew Garfield, è un personaggio molto più simpatico, cordiale ed attraente, tratti utili ad aumentare l’impatto della tragedia causata dal tradimento di Zuckerberg che ha distrutto loro amicizia. Justin Timberlake, ormai sempre più attore e sempre più bravo, appare un tantino troppo sbarbatello da dare l’impressione che il suo Sean Parker, parner finanziario di Shawn Fanning, creatore di Napster, sia in realtà la pedina fondamentale che diede il via al passaggio di Facebook da un target universitario ad uno planetario.
Dopo aver visto “The social network” sarà evidente che il film non si limita ad essere la storia della fondazione di Facebook. E’ una storia di amicizia, di ambizione e di tradimento, la storia di un ragazzo le cui azioni hanno mandato in rovina tutte le sue relazioni sociali (quelle poche che aveva), in particolare quella con il suo migliore amico e partner d’affari. E’ la storia di come un’idea, originata da motivi del tutto personali, sia diventata, per caso e per astuzia, uno dei più grandi successi economici mondiali.
“The social network" è un film incredibilmente accattivante che, pur ruotando essenzialmente attorno all’invenzione di Facebook, si concentra molto sull’essere umano: come essere accettati dagli altri e sentirsi parte di un gruppo; l’amicizia e come gli interessi personali possano corromperle; come un’idea si può trasformare in un’impresa di successo attraverso capacità creative, di vendita e di gestione. “The Social Network” è un trionfo sotto tutti gli aspetti: recitazione, sceneggiatura e regia. Non definisce soltanto il concetto di social networking, ma la generazione che se ne nutre. Una generazione fatta di relazioni sociali. Tutti possono rapportarsi alla storia in un modo o nell’altro, il che rende il film assolutamente da vedere.

sirpub
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